Le manifestazioni sul Carso vedono spesso la presenza di figuranti, vestiti in abiti tradizionali. Analizziamo quindi quali sono le peculiarità del costume sloveno.
Fino al Novecento le donne del Carso indossavano il costume di tipo alpino. A Trieste gli agricoltori dell’Altipiano carsico venivano denominati madrieri, pertanto il loro abito fu definito madrijerska noša (il vestito del madriero).
Nel secondo quarto del Novecento il costume alpino femminile, nella variante festiva, era costituito da un’ampia e lunga gonna in lana o seta con un corpetto senza maniche sotto il quale veniva indossata una camicia bianca denominata oplečje. Il capo veniva coperto con un fazzoletto bianco bordato di pizzo, mentre sulle spalle la donna portava uno scialle bianco con finiture di pizzo o uno scialle di seta con frange. Le parti bianche del costume femminile presentavano solitamente i tipici ricami locali che spesso rappresentavano simboli precristiani di protezione. Attorno alla vita venivano legati un grembiule e un nastro colorato.
Durante i mesi più freddi le donne portavano anche una giacca di lana attillata, mentre gli uomini indossavano larghe braghe di lana scura, lunghe fino al ginocchio. Sopra la camicia bianca portavano un panciotto e una giacca di lana scura, sulla testa un cappello a falda larga o il tipico berretto frkindiš (“caregon” in triestino), con un’alta falda che poteva essere abbassata a proteggere dal freddo il collo e le orecchie.
Indossati nei giorni di festa, questi abiti simboleggiavano, nel periodo del romanticismo e dei movimenti nazionali, così come oggi, il segno distintivo di appartenenza alla comunità slovena.