La Casa Carsica di Monrupino/Repen, nata da una modesta masseria, nel 1968 fu trasformata in museo dalla Cooperativa “Naš Kras” per preservare il patrimonio architettonico tradizionale di fronte alla rapida modernizzazione.
Nonostante in quel periodo la pietra fosse associata al passato e alla povertà, essa rappresenta il materiale più essenziale e sostenibile per il Carso, utilizzato ingegnosamente dagli abitanti locali nel corso della storia.
Le antiche case carsiche sono interamente costruite in pietra, dal tetto alle mensole su cui poggia il balcone, dalle scale ai telai di porte e finestre. Per proteggersi dalla bora, gli abitanti circondavano il cortile con alti muri di pietra, chiudendolo con un imponente portale detto “kalona”. Pavimentavano in pietra il cortile e l’area antistante la casa, e costruivano un pozzo (“štirna”) per l’approvvigionamento idrico.
All’interno, la pietra dominava elementi cruciali come il focolare rialzato, la mensola per l’acqua (“škafenca”) e l’apertura del forno a legna. Nell’agricoltura e nella vita quotidiana, si utilizzavano macine, mortai e contenitori di pietra per conservare olio, carne e, nelle zone più prossime al mare, anche pesce sotto sale.
La pietra era quindi una compagna silenziosa ma fedele dell’uomo del Carso, sia per necessità pratiche che come espressione di status e prestigio.