Trieste ha sempre offerto molte opportunità di guadagno supplementare per le persone che vivevano nei suoi dintorni. E soprattutto per le donne.

Vecchie professioni femminili
Anche le donne si impegnavano a sfruttare al meglio la vicinanza alla città, vendendo ciò che producevano o raccoglievano a casa: dagli asparagi selvatici e le ciliegie alle erbe aromatiche, ai fiori di campo.
Alcune famiglie si specializzarono a tal fine: a San Giovanni e Coloncovez c’erano molte fattorie che coltivavano ortaggi, in particolare il radicchio triestino, ancora oggi molto apprezzato. A Prosecco e Contovello diverse famiglie si dedicarono alla coltivazione di fiori, che le donne vendevano poi nelle bancarelle o nelle proprie fiorerie.
Molte famiglie sul Carso producevano latte, mentre dai villaggi di pescatori le donne portavano il pesce fino a Trieste o sul Carso. A Breg e a Barcola, dove dalle rocce di flysch sgorgano diversi ruscelli, molte donne lavoravano come lavandaie per i clienti della città. A Breg e a Servola, di notte le “krušarce”, o “pancogole”, cuocevano il pane e la mattina lo portavano a vendere a Trieste.

Oggi, tutte queste professioni sono scomparse o si sono completamente modernizzate. Tuttavia, molte famiglie ricordano con gratitudine il sacrificio delle loro antenate, che con il proprio lavoro hanno contribuito alla crescita e al benessere della famiglia, spesso permettendo ai figli di frequentare la scuola e assicurarsi un futuro migliore.