Il Museo della pesca è sorto su iniziativa del capitano in pensione Bruno Volpi Lisjak, che negli anni 80 del Novecento ha intrapreso la ricerca della storia della pesca slovena nel nostro territorio.
Nel 2005 sono stati avviati i lavori di realizzazione del Museo della pesca per descrivere come gli sloveni hanno vissuto a stretto contatto con il mare, loro principale risorsa di vita. La costa del Golfo triestino fu l’unico luogo dove gli sloveni riuscirono fino al 1945 a vivere con il mare e delle sue risorse, in quanto i pescatori in Istria erano di lingua italiana.
I pescatori locali hanno coniato una terminologia specializzata per designare i fenomeni metereologici, la fauna ittica e gli attrezzi da pesca, sviluppando inoltre tecniche da pesca e specialità gastronomiche ad hoc. Per la sede del museo è stato scelto Santa Croce, il paese di pescatori più grande oltre Gretta, Barcola, Contovello, Aurisina e Duino. Prima che l’industria distruggesse le zone da pesca, la maggior parte dei pescatori era occupata anche a Servola e Zaule.
Il Museo della pesca di Santa Croce racconta la storia dello zoppolo – čupa, l’imbarcazione ricavata da un unico tronco che ad Aurisina si è conservata integra fino al 1947, la storia della pesca al tonno per la quale i pescatori locali hanno ideato una particolare tecnica, e dei sommozzatori di Contovello. Le loro storie aprono numerosi capitoli sulla vita delle persone locali, scandita dal contesto naturale e storico.