Il dialetto rappresenta l’espressione originaria e primordiale dell’identità umana, particolarmente laddove le persone non hanno contatto con la lingua letteraria.
Nella seconda metà del XX secolo, quando iniziò a diffondersi la consapevolezza del valore dei dialetti e della lingua madre, diversi autori in Benecia e Resia hanno iniziato a esprimere il proprio mondo interiore attraverso poesie in dialetto locale.
In Resia, i poeti più riconosciuti sono Silvana Paletti e Renato Quaglia, mentre Rino Chinese si esprime attraverso le sue poesie musicate. Silvana Paletti si sente fortemente connessa, dal dialetto, alla Valle dei fiori sotto il Canin, che la ispira e a cui si rivolge. Nelle sue poesie restituisce dignità a un ambiente che la modernizzazione ha cancellato e che spesso è stato umiliato, poiché il mondo esterno associava i Resiani alla povertà.
Renato Quaglia racconta che le sue poesie sono sgorgate dalle rovine causate dal terremoto che ha devastato anche la Resia.
“Da quella notte non ho mai smesso di trasportare parole e ancora più parole dal terreno della memoria, dei ritmi e delle canzoni, delle antiche ninne nanne e delle fiabe che le donne raccontavano intorno al fuoco durante gli inverni (…). Ancora oggi il pensiero e il cuore non smettono mai di ascoltare la voce che cammina su ‘questi sentieri di foglie’, che fruscia sotto il passo di montagna. È la magia di una lingua che, per numero di parlanti, è insignificante, ma infinita ed eterna.”