Nella letteratura slovena di Trieste si rispecchiano l’umanesimo mediterraneo e l’incontro tra culture diverse.
Esplora le possibilità di convivenza, attingendo al vasto mare e all’implacabilità del Carso, affrontando i destini di chi arriva in città o la lascia. Il primo romanzo triestino in lingua slovena, “Fata Morgana”, fu scritto nel 1898 da Marica Nadlišek di San Giovanni, all’epoca anche redattrice di “Slovenka”, prima rivista femminile in sloveno. Trieste, con il suo porto, il proletariato e la povertà del centro storico, fa da sfondo a molte poesie di Srečko Kosovel. Le violenze successive al passaggio sotto l’Italia costrinsero gli intellettuali triestini a rifugiarsi in Jugoslavia.
Vladimir Bartol, figlio di Marica Nadlišek, pubblicò a Lubiana nel 1938 il famoso romanzo “Alamut”, ancora oggi un bestseller tradotto in oltre venti lingue.
Anche il poeta di Aurisina/Nabrežina Igo Gruden, che nel 1947 ricevette il Premio Prešeren, operava a Lubiana.
Tra i grandi della letteratura slovena triestina spiccano Boris Pahor, con le sue rappresentazioni della vita a Trieste e nei campi di concentramento, tra cui il romanzo “Necropoli”, e Alojz Rebula, filologo classico nato sul Carso, che si dedicò ai romanzi storici e alla saggistica.
Il periodo postbellico è stato ed è tuttora caratterizzato dalle opere dei poeti Marko Kravos, Miroslav Košuta, Ace Mermolja, Marij Čuk, che negli ultimi anni ha pubblicato anche diversi romanzi di successo, e delle poetesse Irena Žerjal, Bruna Marija Pertot, Marija Mijot e Marija Kostnapfel. Dušan Jelinčič ha ottenuto grande successo con i suoi romanzi alpinistici di taglio soggettivo, mentre Marko Sosič, con le sue opere teatrali, romanzi e racconti, ha costruito ponti tra culture e generazioni.