La notte di San Giovanni, per celebrare il giorno più lungo e la notte più corta dell’anno, in molti paesini delle zone abitate dagli sloveni in Italia vengono accesi i tradizionali falò. Questa usanza, che risale ai tempi in cui le persone credevano nelle forze della natura e in esseri misteriosi, è ancora molto sentita. Alcuni giorni prima della notte di San Giovanni, le ragazze e le donne intrecciano ghirlande di fiori di campo che appendono alle porte o alle finestre delle loro case, per proteggerle dagli spiriti maligni. I paesani preparano una catasta di legname di scarto e, al tramonto, viene acceso il falò che si leva verso il cielo. In passato, ragazzi e ragazze gareggiavano su chi riuscisse a saltare sopra il fuoco, mentre oggi le persone preferiscono riunirsi con musica e un’atmosfera gioiosa.
Un popolare kris (falò) è quello di Gniva/Njiva in Val Resia, anche in Benecia vengono accesi dei kries: ai piedi del villaggio di Costne/Hostne, a Tribil Superiore/ Gornji Tarbij, a Masseris/Mašere, sul Matajur e a Tercimonte/ Tarčmun. Nel Goriziano, i falò vengono accesi a Sant’Andrea/Štandrež, a Rupa e a Doberdò del Lago/Doberdob. Nel Triestino, i falò vengono accesi a Santa Croce/Križ, San Pelagio/Šempolaj, San Giovanni/Sv.Ivan, Trebiciano/Trebče, Padriciano/Padriče e in altri luoghi. È quasi impossibile prevedere dove verrà acceso un falò, poiché oggi in molte comunità la decisione viene presa anno per anno.